Caldaia a biomassa: acquistarla nel 2015 per usufruire dell'ecobonus

La Finanziaria 2007 prevedeva per le caldaie a biomasse una detrazione del 65% solo se si sceglieva di riqualificare globalmente l'edificio; in caso contrario, la detrazione scendeva al 50%. Con la Legge di Stabilità 2015 però la situazione potrebbe cambiare in meglio.

Se, come sembra, la Legge di Stabilità 2015 andrà in porto, non soltanto l'ecobonus del 65% sulle schermature solari e sugli interventi di consolidamento antisismico saranno estesi per tutto il prossimo anno, ma anche per l'installazione di una caldaia a biomasse sarà previsto un importante sgravio fiscale di pari importo. Infatti, sino ad ora, chi installava un impianto di questo tipo poteva usufruire della detrazione ai fini Irpef del 65% solo nel caso in cui l'immobile raggiungeva specifici e stringenti requisiti e più in generale solo nel caso di riqualificazione energetica globale dell'edificio in questione. Un caso limite, che presuppone, come si può facilmente immaginare, un intervento ingente. Il nuovo emendamento, invece, potrebbe, se approvato, far saltare questa serie di vincoli.

La normativa attuale: la Finanziaria 2007 e i vincoli imposti sulle caldaie a biomasse

In particolare, la normativa attuale, ovvero la Finanziaria 2007 (e nello specifico la legge del 27 dicembre 2006 numero 296 e successive, articolo 1, comma 344) prevede, per chi installa sino al 31 dicembre di quest'anno una caldaia a biomasse, il solo bonus ristrutturazione (pari al 50%) per un ristrutturazione edilizia con ampliamenti, ma senza demolizioni: ciò perché la normativa include solamente le sostituzioni e non la ristrutturazione dell'intero edificio e, nello specifico, la sostituzione con una caldaia a condensazione, con impianti di riscaldamento che funzionano utilizzando pompe di calore o con impianti geotermici a bassa entalpia, ma non con caldaie a biomassa.

Il bonus energia (pari appunto al 65%), invece, presuppone, sempre sino al 31 dicembre 2014, una riqualificazione totale dell'edificio. Non vi è però soltanto l'indice di prestazione energetica invernale da rispettare, né l'obbligo di iscrizione al catasto o l'esistenza, precedentemente alla data di inizio lavori, di un impianto di riscaldamento, ma anche condizioni specifiche richieste nel solo caso delle caldaie a biomasse. Tra queste il rendimento utile nominale minimo conforme alla classe 3 (come da normativa europea EN 303-5), il rispetto dei limiti di emissione (stabiliti da norme regionali oppure pari a quelli indicati dal decreto legislativo 152 del 3 aprile 2006), ma anche l'utilizzo di biomasse combustibili che siano ammissibili dallo stesso decreto 152 e l'installazione di chiusure apribili ed assimilabili (finestre, porte o vetrine che siano) che rispettino i limiti massimi di trasmittanza imposti dal decreto legislativo 192 del 2005 (ciò, però, vale solo per le zone climatiche C, D, E ed F). Requisiti che, però, potrebbero non più essere un vincolo nel 2015.

Se state quindi pensando di mettere mano al vostro impianto di riscaldamento, potrebbe essere una buona idea, aspettare la fine dell'anno e, sulla base di un consiglio professionale, capire se una caldaia a biomasse potrebbe essere un valida alternativa, considerando il bonus del 65% e il tetto massimo detraibile di 30 mila euro.

Ma che cos'è una caldaia a biomasse e come funziona?

Un'infarinatura per chi non ha le idee ben chiare su che cosa sia una caldaia a biomasse. Si tratta di un apparecchiatura che brucia materiali vegetali trasformandoli in energia termica e quindi in calore. Esistono vari tipi di caldaia a biomassa: a legna, a legna cippata, a pellet, ma anche a mais, a paglia, a nocciolino; oppure possono funzionare bruciando diversi tipi di materiale (le cosiddette caldaie onnivore o policombustibili). Il rendimento di queste caldaie è altissimo, ma il loro utilizzo richiede una manutenzione pari a quella di un camino e per questo motivo sono adatte negli edifici pubblici o nelle aziende agricole (che possono anche utilizzare scarti di lavorazione per il loro funzionamento). Anche nelle case "normali", monofamiliari o plurifamiliari, la caldaia a biomasse può garantire un buon efficientamento energetico: occorre "soltanto" che qualcuno ne segui l'andamento, la ricarichi, la pulisca e la accenda. Il funzionamento è lo stesso, né più né meno, di una qualunque caldaia a gas o a gasolio: la combustione produce fumi caldi che espulsi nella canna fumaria scaldano l'acqua (o l'aria), la quale poi viene distribuita nell'edificio attraverso un sistema dedicato, come le tubazioni che terminano nei tradizionali radiatori.

Autore

Dott.ssa Giulia Scatolero

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